mercoledì 20 novembre 2019

domenica 16 dicembre 2018

4 Novembre 2018 - Mostra sulla Grande Guerra

A conclusione del lavoro di quattro anni, alcuni dei ragazzi che hanno partecipato, hanno voluto presentare al pubblico il loro lavoro.
Per questo domenica 4 Novembre, anniversario della fine della Grande Guerra, nel pomeriggio, hanno allestito una piccola mostra nell'aula LIM della Scuola Primaria di Scopello.

Come spesso accade, sono stati genitori, nonni e familiari e qualche altra insegnante a partecipare all'evento, ma è stato importante proporlo. 

I ragazzi hanno allestito l'aula in spazi diversi, ognuno con un fine preciso e si sono distribuiti nei vari angoli ad illustrare documenti e materiali: i banchi sono stati disposti "a trincea" e sopra sono state messe le fotocopie dei documenti con cui l'esercito, ai tempi della Guerra, comunicava ai Comuni di residenza la morte dei soldati.
Poi c'era la coperta della trincea, dove durante il primo anno il tenente Rossi leggeva ai suoi soldati il libro "Il viaggio di Ulisse".
Sull'armadio hanno appeso le foto delle varie esperienze in giro per la Valsesia: all'Archivio di Stato di Varallo, all'Istituto Storico, alla Mostra dei Cento Anni e delle interviste. 


All'entrata è stata appesa una foto di gruppo dei ragazzi della scuola con i nomi di tutti i partecipanti al progetto.
Quando sono arrivati i visitatori i ragazzi hanno illustrato loro tutte le parti della mostra e poi li hanno fatti accomodare sulla "tradotta" col le sedie poste in fila davanti alla Lim e lì hanno presentato questo blog. 




Alla lavagna i loro pensieri finali, senza firma, un pensiero condiviso da tutti.




Per me, che ho condotto i lavori, le uscite, le interviste e dato forma al loro impegno coordinando la scrittura in questo blog, è stata un'esperienza meravigliosa. 
Credo che la maggior parte di loro sia venuta e abbia partecipato sempre spontaneamente, non ho mai visto disinteresse, ho cercato di capire dalle loro domande e dalle loro proposte, pur guidando l'esperienza, quanto questo studio possa essere servito a far loro comprendere l'atrocità della guerra, ieri, oggi e sempre. Questo era il mio intento. 
Resta in me la consapevolezza che si possano portare avanti progetti a costo zero che aggiungono valore al lavoro di insegnante e che i ragazzi della scuola secondaria, se coinvolti, sanno e vogliono apprendere, conoscere, capire. Perché in questo ultimo scorcio di attività, i partecipanti erano tutti ragazzi ormai usciti dalla scuola primaria, alunni dalla prima alla terza classe di scuola secondaria, che partecipavano alle iniziative fuori dal loro orario scolastico. 
Il blog rimarrà sempre e mi piace pensare che anche loro, come me, ci andranno ogni tanto a curiosare.
Questo vuol dire crescere.
Sono molto orgogliosa di tutti loro. 
Bravi.
                                                                                                                  Maestra Marta


sabato 27 ottobre 2018

Visita alla mostra sulla Grande Guerra a Varallo

Giovedì 25 ottobre siamo stati a Varallo a visitare la mostra "Cent'anni dopo. La Valsesia e i Valsesiani durante la Grande Guerra". Ci sembrava di muoverci in un ambiente che conoscevamo e abbiamo ricordato molte cose imparate in questi anni.

Abbiamo anche rivisto gli oggetti che facevano parte di quel periodo e che ci aveva portato in classe il signor Paolo Montini: le granate, quelle da difesa e quelle da lanciare, gli elmetti e abbiamo visto armi che sembrano quelle di oggi da caccia, infatti ci hanno spiegato che alcune sono usate ancora oggi come fucili di precisione. Tante cose non sembravano affatto avere 100 anni...chi le ha tenute ne ha avuto cura. Un paio di scarponi però, aggiunti a un manichino con i vestiti originali, non sembrano proprio quelli usati a quel tempo: hanno la suola in vibram e sono di un bel cuoio lucido e nuovo. Non rendono l'idea del freddo ai piedi che devono aver sofferto tutti quei poveri giovani che chiedevano sempre a casa, alle sorelle, alle moglie, alle mamme e alle fidanzate di mandar loro caldi calzettoni di lana!

Abbiamo visitato la mostra liberamente a piccoli gruppi e quando a qualcuno veniva in mente qualcosa da dire, lo condivideva con gli altri.
Alberto per esempio ci ha ricordato la storia di una mamma che ha fatto costruire la chiesetta al Vallone di Campertogno perché i suoi nove figli, partiti per la guerra, sono tornati tutti sani e salvi.
Così come il nonno di Carlotta, che ci ha accompagnato, ci ha fatto notare i chiodi sotto gli scarponi, che anche lui usava da soldato.
Abbiamo trovato delle cartoline indirizzate alla "Signora Rosetta" di Scopello, che era la persona che ha fondato l'albergo omonimo che esiste ancora oggi e un interessante cartellone statistico dell'epoca, che mostrava le percentuali di perdite nel nostro territorio paese per paese: Scopello, con 20 caduti, è il paese con la percentuale più alta, quasi il 3%.

Ci siamo stupiti nel vedere, sempre su questi interessanti cartelli murali, che le cittadine del nostro fondovalle sono aumentate come popolazione oggi rispetto a  cento anni fa, mentre tutti i paesi dell'alta valle sono dimezzati se non di più...spopolati.
I disegni e le stampe della prima sala ci hanno davvero impressionato per la loro bellezza e per la resa su chi le guarda: scene di guerra disegnate come fossero vere. E anche l'infermeria dell'ospedale con le grucce fatte di legno, i letti corti, molto più corti di quelli di oggi, la segatura per terra.
Alcune volte abbiamo fatto fatica a cercare i riferimenti di quello che vedevamo: per esempio all'inizio, secondo noi potevano esserci le didascalie delle foto, per sapere in che posto preciso erano state scattate, visto che sono luoghi valsesiani. Anche noi avevamo trovato presso l'ufficio turismo foto delle esercitazioni militari pre-guerra in Valsesia, scattate a Scopello.
C'è una stanza dedicata a tre personaggi che hanno vissuto la Grande Guerra e hanno saputo raccontarcela in modo diverso: un fotografo con le sue foto, uno scrittore con le sue poesie e un semplice artigiano col suo diario, arrivato fino a noi: un piccolissimo blocco notes di pochi centimetri di grandezza con le pagine fini fini, scritte fitte fitte. Gli organizzatori hanno ingrandito per la mostra alcune pagine e le hanno riprodotte sul muro ma deve essere molto interessante poter leggerle tutte. 
Infine è stato impossibile vedere il filmato nell'ultima sala poiché il proiettore aveva qualcosa che non funzionava. Peccato! Magari ci torneremo con le nostre famiglie e potremo vederlo.

A caldo, ecco qui le nostre impressioni personali:
"Mi sono piaciute molto le ricostruzioni dell'infermeria e delle trincee perché molto realistiche e ho avuto la sensazione di essere tornata indietro nel tempo...è stato molto interessante anche il grafico su cui era rappresentato il numero degli abitanti dei nostri paesi e la percentuale dei morti in guerra...mi ha colpito il numero degli abitanti di Rassa rispetto a quelli di oggi! "
                                                                                    Zoe, 1^ classe Secondaria di Balmuccia.

A me sono piaciute le cartoline, le foto e quel diario piccolo piccolo.
                                                                                    Nicoletta, 1^ classe Secondaria di Balmuccia

A me è piaciuta molto la ricostruzione della trincea, le vesti e le lettere e ho trovato tutto molto interessante.
                                                                                    Marcello, classe 3^ Secondaria di Balmuccia

Ho trovato tutto molto interessante. Ho visto tante cose dal vivo che di solito si vedono sui libri o in foto. Quello che mi ha colpito di più sono gli elmetti e i fucili.
                                                                                    Alberto, classe 3^ Secondaria di Balmuccia

A me sono piaciute le divise, le loro medaglie e le loro cartoline.
                                                                                    Davide, classe 1^ Secondaria di Balmuccia








giovedì 15 marzo 2018

Le nostre interviste

15 marzo 2018
Oggi siamo solamente in tre. Alla scuola secondaria tutti sono occupati con verifiche, così siamo Carlotta. Giacomo e Nicoletta.
Persone che hanno vissuto nella Prima Guerra Mondiale non ce ne sono più nella nostra valle, ma possiamo intervistare persone che hanno vissuto "una guerra" da bambini. Di queste ce ne sono tante.
Nicoletta ci ha portato le notizie che ha ricevuto da sua nonna, la signora Serafina Poloni di Piode. Oggi ha 85 anni essendo nata nel 1932. Al tempo della Seconda Guerra Mondiale, di quando sono i suoi ricordi, aveva 12 anni. Prima dello scoppio della Guerra la sua famiglia emigrò in Francia dove frequentò l'asilo. Non parlava francese e la sua maestra disse alla sua mamma che sarebbe diventata una sarta, perché, mentre gli altri bambini giocavano, lei stava vicino alla maestra e insieme a lei imparava a cucire. Infatti diventò veramente una sarta.
Il ponte di Piode attuale
Quando scoppiò la guerra in Francia la famiglia tornò in Italia, sempre a Piode. Il papà stava sempre sulle montagne durante la guerra e tornava solo di notte e lei viveva con la mamma e il fratellino piccolo.
Della guerra si ricorda il passaggio degli aerei. Quando era buio dovevano mettere delle tende scure alle finestre per non far vedere le luci agli aerei che passavano.
Si ricorda anche un episodio di alcuni soldati che vennero a casa sua e diedero loro del cioccolato.
Durante la Seconda Guerra Mondiale la nonna ricorda anche l'episodio in cui fu fatto saltare il ponte di Piode. Lei e il papà stavano andando a Pila attraverso la montagna di Mera, perché non si passava dalle strade altrimenti si rischiava di essere scoperti. Dovevano 
vendere una mucca e sentirono un grande boato. Il papà si arrampicò su un albero per vedere cosa era stato e vide un gran fumo. Disse subito che era saltato il ponte di Piode.
I ponti durante la Guerra spesso venivano fatti saltare per impedire ai nemici di transitare. Il papà era molto preoccupato perché vicino al ponte abitava la sua bisnonna.
Il vecchio ponte era a tre arcate, quello di oggi ne ha soltanto due.
                                                                                      Nicoletta, Giacomo e Carlotta


Oggi, giovedì 5 aprile, siamo in otto. Durante le vacanze di Pasqua abbiamo ascoltato la registrazione di Zoe che ha intervistato Maria Teresa Mattasoglio, una signora di Scopello che abita vicino alla casa di sua nonna. E' del 1930 e ai tempi della guerra era ragazzina. Durante l'intervista, oltre alla voce di Zoe, si sentono anche altre voci: i nipoti della signora Maria Teresa: Ernestina e Fabrizio Tosi e la voce di Francesca Conti, mamma di Zoe.

Mentre eravamo a scuola è venuto a trovarci il signor Francesco Fiori, nonno di Carlotta e Giacomo. E' di Carpignano ed è nato nel 1940, quindi all'epoca dei fatti che ci racconta, aveva 4/5 anni.
Abbiamo registrato anche la sua intervista.


Incrociando le informazioni ricevute da queste interviste ci siamo resi conto che le guerre del passato in Italia non hanno coinvolto direttamente i bambini come invece succede oggi. Un tempo gli eserciti combattevano uno contro l'altro e, durante la Seconda Guerra Mondiale, furono bombardate le città. Così molti bambini detti "sfollati" vennero a frequentare le scuole qui in montagna. Gli sfollati di un tempo sono i "profughi" e "rifugiati" di oggi. Allora abbiamo deciso di chiedere ai ragazzi ospiti a Scopa in un Centro di Accoglienza, se hanno vissuto esperienze di guerra nella loro vita e se hanno voglia di incontrarci. Siccome la maestra li conosce bene, glielo chiederà lei.

Giovedì 19 aprile
Oggi siamo in due, Zoe e Anna, e sono venuti a trovarci Fadialla e Mohamed, sono due giovani africani, il primo del 1990 e  il secondo del1999. Ci hanno spiegato alcuni episodi di guerra in Mali e Costa d' Avorio, i loro Paesi di origine da dove sono dovuti scappare.
Nella città dove viveva Mohamed i bambini non sapevano cosa significava la parola "PACE" e per loro vedere morire una persona era naturale; i bambini erano orfani o abbandonati dalle proprie famiglie che scappano per cercare di salvarsi la vita. Entrambi ci hanno parlato di  genitori, bambini e ragazzi ogni giorno rinchiusi nelle loro case spaventati.
Nei loro paesi la guerra è condotta da bande di terroristi e infatti la gente è terrorizzata. Queste bande sono molto organizzate e ben armate, mentre lo stato non ha a disposizione armi sufficienti per contrastarli. Così la popolazione è inerme e prima di tutto i bambini.
Ci hanno parlato anche della Libia, un Paese che hanno conosciuto perché ci hanno passato del tempo durante il loro esodo verso la pace. Secondo loro la Libia è un Paese dove non c'è pace perché ci sono tre partiti che vogliono il potere e si combattono tra loro. La gente che arriva in Libia viene imprigionata e quando la prigione è piena vengono uccisi o mandati sul mare. Così è successo a loro.
Fadialla è andato a raccontare la sua esperienza nella scuola alberghiera di Varallo nel 2017 e ai ragazzi del Liceo d'Adda quest'anno.








giovedì 1 marzo 2018

Il progetto riparte

Anche quest'anno abbiamo cominciato...un po' in ritardo...ci siamo trovati giovedì 1 marzo a Scopello ma eravamo in pochi, speriamo di raccogliere qualcun altro strada facendo.
Abbiamo deciso di intervistare delle persone che abbiano vissuto durante una guerra o in periodi di guerra. Ognuno di noi proverà da solo ad ascoltare qualche compaesano o parente prima del prossimo incontro.
Ci ritroveremo il 15 marzo, sempre di giovedì dalle 14.30 alle 16.30. Intanto abbiamo trovato questa canzone su You Tube e vi consigliamo di ascoltarla. Nel mondo oggi, proprio in questo momento, una delle guerre più note è quella in Siria che va avanti da 8 anni. In questa guerra ogni giorno sono colpiti dei bambini.
https://www.youtube.com/watch?v=D0kngMUAnHk
Carlotta, Chiara, Giacomo, Mohamed, Nicoletta, Yuri, Zoe. 

lunedì 10 luglio 2017

Storia di Angelo Uffredi, Giuvanet

Il 6 maggio due ragazze della classe quinta, del nostro gruppo di lavoro, Lisa e Arianna, di loro iniziativa, sono andate a intervistare un loro compaesano, per farsi raccontare l'esperienza della Guerra. Inoltre mi hanno portato fotocopie di documenti che riguardano un loro avo, anch'esso di Scopa, fra i quali delle lettere con testimonianza di un bombardamento avvenuto nel 1943 a Civitavecchia. Si tratta di episodi che riguardano la Seconda Guerra Mondiale, quindi non attinente al tema delle nostre ricerche in occasione del Centenario della Grande Guerra, ma mi hanno fatto capire alcune cose e comunque confermato il desiderio dei ragazzi di scoprire e conoscere il passato. Di certo mi hanno confermato che l'intervista è un modo molto interessante di avvicinarsi alla storia, non solo per dei bambini, ma anche per gli adulti: ascoltare la viva voce di chi ha vissuto qualche esperienza è decisamente coinvolgente. Inoltre devo ammettere che  la curiosità produce impegno e porta sempre a dei risultati. Lascio poi al tempo, alla loro crescita, al loro futuro percorso di apprendimento, insomma agli anni a venire, la capacità che acquisiranno di vagliare e interpretare in modo corretto ciò di cui verranno a conoscenza, imparando a distinguere i fatti oggettivi dai soggettivi e assumendo pian piano un senso critico e personale di fronte a ciò che ascolteranno. Dal loro lavoro spontaneo ricominceremo il lavoro progettuale il prossimo anno, discutendo e confrontandoci su temi che emergono dal racconto: la prigionia, la lontananza, ma anche i riconoscimenti, i valori, la "fortuna", i legami con la famiglia... 
Inoltre ho potuto confermare a me stessa quanto le "guerre" di qualsiasi tempo e in qualsiasi luogo siano tutte uguali nella loro drammaticità e nella loro capacità di sconvolgere e condizionare la vita delle persone, tanto che, nonostante la condanna di ogni forma di violenza e sopruso, e l'imperativo categorico citato anche nella nostra Costituzione di "ripudiare la guerra", questa sia parte integrante e forse inconsapevolmente sempre presente nella vita di oggi, anche se non vissuta in prima persona. 
Così ho immaginato quale sarà il tema delle nostre ricerche nel progetto del prossimo anno, che continuerà se i ragazzi vorranno, coinvolgendo sempre più alunni: la ricerca dei testimoni diretti delle guerre, la trascrizione dei loro racconti in prima persona, di qualsiasi guerra si tratti. Il progetto si chiamerà "IO C'ERO". Per chi vorrà partecipare cominciano fin da ora  le ricerche delle persone da intervistare. Buona estate "alunni in trincea" e a presto.

Oggi, 6 maggio, siamo andate a intervistare Angelo Uffredi di Scopa che ci ha raccontato la sua esperienza in guerra. La guerra lo ha scioccato molto.
Ci ha detto che ha passato circa due anni (22 mesi) in un campo di concentramento dove è stato preso da una commissione tedesca a fare il falegname con altre 24 persone. Angelo però di lavoro non era falegname, faceva il boscaiolo.
Con il passare del tempo i 25 falegnami poterono godere di piccoli privilegi, come la libera uscita serale.
Il 24 maggio 1945 i titolari della fabbrica dove lavoravano dissero loro: "Siete liberi" dando loro un camion per raggiungere la stazione ferroviaria. Vennero fermati a Villac dagli alleati, che li nutrirono e li rinfrescarono, poi ripresero il viaggio e arrivarono fino a Mestre. Qui di nuovo gli alleati li caricarono su un camion e li condussero a Forlì dove vennero messi in quarantena.
Con mezzi di fortuna riuscirono ad arrivare a Milano. Qui, alla stazione Centrale, si salutarono con commozione e ognuno proseguì per la sua strada.
Quando arrivò in Valsesia Angelo si presentò alla caserma dei Carabinieri di Scopa. Questi lo mandarono a Torino per una settimana per ricostruire gli eventi riguardanti il periodo della prigionia. Poi gli vennero concessi sessanta giorni di licenza e di seguito riprese servizio al battaglione mobile della Cernaia. Venne congedato il 23 dicembre 1945 (che bel regalo di Natale!).

Una volta tornato a casa Angelo riprese il suo lavoro di boscaiolo. Il 25 ottobre del 1975 un albero gli cadde addosso, per miracolo si salvò ma rimase infortunato. Non si scompose più di tanto e nel 1977 divenne imprenditore di se stesso, continuando a fare il boscaiolo fino al 1990, quando meritatamente andò in pensione.

Il 29 gennaio 2013 Angelo ha ricevuto la medaglia d'onore al merito, spettante a coloro che hanno vissuto i campi di concentramento durante il periodo bellico.
Ricerca di Lisa e Arianna


Trascrizione di parti di lettere inviate da Umberto Topini alla moglie Mariuccia

Roma, 16 maggio 1943
(...)Venerdì alle tre e mezza, dopo pranzo, hanno dato l'allarme. Più di 40 apparecchi hanno bombardato il porto e la città di Civitavecchia, che è circa settanta km di qui, mentre una divisione di soldati stava per imbarcarsi. Poche ore dopo, parecchie centinaia di vigili, e questo a turni, partivano da Roma per andare sul posto a spegnere gli incendi ed a scavare feriti e morti che sono in numero assai rilevante. Io ero pure nella lista di partire, poi siccome ero di guardia in quel momento, ne hanno mandato un altro al mio posto. Pensavo di essere dentro oggi in un'altra partenza, ma nemmeno, questo perché sono libero, ma alla prossima, sarà facile che ci nadrò pure io. Continuano sempre a scavare, il porto è distrutto, poi se sentissi cosa (rac)contano! 
Roma, 1-8-43
(...)Non ti ho ancora detto che nel bombardamento di Roma in tre ore hanno buttato giù 7000 quintali di esplosivi, figurati, le vittime ammontano a 7000 pure! (...)



giovedì 18 maggio 2017

Visita all'Istituto storico di Varallo.

Giovedì 5 aprile 2017 siamo andati all'Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea di Varallo , a intervistare il direttore dell'istituto, Enrico Pagano. In realtà non abbiamo fatto una vera e propria intervista perché è stato lui a parlarci di molte cose.

L'istituto è stato fondato nel  1974 e prima aveva sede a Borgosesia; si è spostato a Varallo solo negli ultimi anni. Si occupa della raccolta di documenti, informazioni, materiali dal 1861 ad oggi, hanno infatti scelto la data dell'Unità d'Italia come inizio delle loro ricerche. Per noi e per tutti gli appassionati di storia è molto importante sapere che ci sono questi istituti di ricerca. Il professor Pagano ci ha spiegato che è difficile trovare informazioni sulla Prima Guerra Mondiale, perché sono ormai passati 100 anni e non ci sono più testimoni diretti della guerra, ma capita che gli eredi donino delle fonti preziose come foto, lettere, diari, oggetti appartenuti ai loro antenati. Infatti l'istituto sta per pubblicare il diario di un soldato della Valsessera, probabilmente caduto in guerra di cui il Direttore ci ha mostrato l'originale. E' composto di tante pagine e si conclude bruscamente con una lettera a casa.

L'Istituto  pubblica una rivista semestrale intitolata "L'impegno". Nell'ultimo numero, uscito a dicembre 2016, c'è un articolo scritto da  Mauro Borri Brunetto: "Il prezzo della vittoria. I caduti della Grande Guerra nell'Albo d'oro della provincia di Novara".
Vi si legge che i caduti della provincia di Novara, a cui apparteneva la Valsesia nel circondario di Varallo, iscritti nell'albo dei Caduti che redisse l'Italia negli anni successivi alla fine della guerra, furono 11.859. Però abbiamo capito che è veramente difficile scrivere un numero certo quando si tratta di questa Guerra. Di questo numero non fanno parte tutti coloro che morirono per fucilazione, né quelli morti in carcere per reati commessi durante il servizio militare, né i disertori. Se sono stati fatti tutti i monumenti al milite ignoto che ci sono in Italia, c'è da pensare che chissà quanti sono coloro che sono partiti e non sono più tornati, visto che tanti caduti non sono mai stati identificati.
Il numero dei morti del circondario di Varallo fu 560, quasi tutti appartenenti al quarto reggimento alpini. Il maggior numero di caduti della nostra provincia si ebbe proprio esattamente 100 anni fa nel maggio 1917, durante la X battaglia del Isonzo; vi persero la vita più di 550 soldati.
Il professor Pagano ci ha mostrato anche dei cimeli che sono stati donati all'istituto per la loro conservazione.

 Martedì scorso abbiamo presentato il blog ai ragazzi della classe terza della scuola di Balmuccia durante la giornata della continuità, visto che loro hanno proprio studiato la Prima Guerra Mondiale in storia. sono anche andati in gita nei luoghi della Grande Guerra in Trentino, visitando le trincee e ce lo hanno raccontato. All'incontro hanno anche assistito le professoresseMalgaroli e Tommarello, della scuola di Balmuccia.

Con questo post si conclude il nostro lavoro per quest'anno.

Riflessioni personali rispetto al progetto

Arianna: "Per me questo blog mi ha aiutato ad imparare cose nuove e a capire cosa significa "GUERRA".La cosa che mi dispiace è che sono finiti gli incontri".
Adele: "Per me il blog di quest'anno è stato  interessante. La cosa che mi dispiace è che è finito.
Yuri: "La cosa più positiva è ritrovarsi tutti insieme fuori da scuola. La cosa che mi dispiace è che sia finito."
Simone: "Questo lavoro mi è piaciuto molto soprattutto perché ho imparato cose nuove. La cosa che non mi è piaciuta è che ci sono stati pochi incontri."
Alberto: "E' stato bello questo anno perché eravamo due classi e perché si imparano sempre cose nuove; però non abbiamo fatto molto come l'anno scorso perché non abbiamo fatto molti incontri".
Pietro: "Questo lavoro mi è piaciuto molto perché ho imparato cose nuove sulla guerra, peccato che non ci siano stati molti incontri; l'anno prossimo verrò di nuovo per imparare cose nuove."
Carlotta: "Io sono venuta perché mi piace studiare la Prima Guerra Mondiale."
Lisa: "Mi è piaciuto perché adesso capisco meglio i racconti di mia mamma su mia nonna. Non mi è piaciuto il giorno della continuità perché quelli di terza media non ascoltavano tanto."
Mohamed: "A me è piaciuto molto perché mi piace studiare la Prima Guerra Mondiale. E' bello anche vedere che ci possono vedere persone da tutto il mondo, tipo il Canada."