lunedì 30 maggio 2016

Bambini e guerra nell'arte

Durante l'anno tutte le scuole del nostro Istituto hanno lavorato sul tema dell'ARTE e anche noi ci abbiamo provato: abbiamo unito il tema di questo lavoro di storia al tema dell'Istituto. Una volta siamo anche andati su internet e digitando "bambini e guerra nell'arte" e abbiamo trovato dei siti molto interessanti con opere d'arte e poesie. Adesso, a conclusione del lavoro, pubblichiamo le nostre opere.


Bambini naufraghi


Le  guerre iniziano dalle risse 
poi diventano fisse!
I bambini vengono sfruttati 
mentre dovrebbero giocare nei prati.

Marcello












Ci sono tre bambini 
che pensano alla guerra:
e con una dura addizione
esprimono il loro atroce dolore.    

Marco     









Bambino davanti alla morte



Quando un ragazzo vede morire
lui dice "basta soffrire".
Pensa di essere forte col fucile 
ma quando si guarda allo specchio
vede un bambino infelice:
senza libertà di gioco,
vuole andare via da là.

Loris








Bambini in guerra,
da vedere spaventosi,
gli adulti li hanno resi 
bellicosi.
Ormai si sono ossessionati,
al posto di giocare in mezzo ai prati.

Mohamed







Bambini nel terrore




Bambino dentro,
una piccola casina
carina carina
bombardata da un aereo
che crea un putiferio.

Alberto



Mai più guerre perché  non sono belle,
proteggete i bambini,
ancor più i piccolini.
Bombardamenti, colpi di fucile
basta tutto questo,
 mettiamo fine al contesto, 
soldati preparati a morire,
ma poveri
neanche a sentire la voce dei loro cari, 
loro magari,
pensando se moriranno o vivranno, 
ma come vivere...,
per fare una vita no, un inferno,
 morire per niente,
dopo un anno, 
non ce la fanno,


loro non sanno,
è solo il primo anno.                            Yuri



La guerra è brutta e uccide tutti,
e nelle famiglie ci sono i lutti.
La guerra è brutta e distrugge il mondo,
e porta la gente nel buio profondo.
La guerra è brutta, 
la guerra è il male, 
per i bambini è un gioco mortale.

Leonardo 











Abbasso le guerre.        Carlotta




Le fiamme                      Lorenzo












venerdì 6 maggio 2016

L'esperienza in trincea


E' finita l'esperienza della trincea, perché abbiamo terminato la lettura del libro che il Tenente Tancredi Rossi leggeva alla sera ai suoi soldati. Così ognuno di noi ha provato a raccontare l'esperienza. Questa volta abbiamo scelto di pubblicare integralmente i testi di tutti. 


Noi che scendiamo per andare in trincea 
Per tutto l’anno, ogni mercoledì, abbiamo finto di essere soldati della Prima Guerra Mondiale, che dopo le  battaglie, andavano a riposare e a farsi leggere un libro, visto che la maggior parte di essi era analfabeta. Il loro tenente, in questo  caso la maestra, si chiamava Mario Tancredi Rossi, ed era uno dei pochi  a essere andato a scuola. Nella nostra classe abbiamo un cartellone con dei nomi di lavori associati ai nomi di noi alunni e ogni settimana vengono scambiati di posto. Chi a scuola è il metereologo in guerra era la vedetta, chi è l’aiutante in guerra era l’attendente, invece chi è l’aprifila era il caporale. La vedetta andava in trincea con il binocolo, l‘attendente con lo  zaino che conteneva il libro da leggere. Noi siamo andati in trincea più o meno venti volte, anche con pioggia o neve. Abbiamo passato tre stagioni: autunno, inverno e primavera. Quando è finito di piovere siamo andati in trincea, io sono caduto ma fortunatamente c’era Yuri che mi ha sostenuto. 
A me personalmente è piaciuto perché fingere di essere soldati è stato emozionante.                            Loris


Quest’ anno, da novembre ad aprile,  siamo andati in “ trincea” cioè su una montagnetta:  se era bello il tempo stavamo fuori,  altrimenti dentro una casetta. Durante l’esperienza abbiamo letto “Il viaggio di Ulisse”. 
Siamo andati in tre stagioni diverse: autunno, inverno e primavera. Ci è anche capitato di andare con la neve ed è stata una bella avventura ed esperienza.
Andavamo il mercoledì e per noi  c’erano anche dei ruoli: caporale, vedetta e attendente. Il caporale guidava  la squadra, l’attendente portava lo zaino che conteneva la coperta e il libro e stava ultimo vicino al tenete Mario Tancredi Rossi, cioè la maestra; la vedetta invece, arrivata in cima alla montagnetta, estraeva il binocolo e guardava se era tutto tranquillo. Un mercoledì che pioveva, siamo andati nella casetta a leggere e abbiamo visto che gocciolava acqua dal tetto; allora siamo usciti, abbiamo trovato un telo di plastica e   abbiamo  tappato il buco. 
Andare in trincea è stato bello perché era interessante.                                                                Marcello



La trincea è un posto scavato sotto terra per riparare i soldati della Prima Guerra Mondiale dai colpi di cannone, colpi aerei e corpo a corpo. Da novembre fino a quasi fine aprile, abbiamo avuto tutti ruoli diversi che usavano anche i soldati: il caporale era l’aprifila, l'attendente l’aiutante, il segretario di classe era il fotografo e il metereologo della settimana faceva la sentinella. Siamo stati tre stagioni: autunno, inverno e primavera. La mia stagione preferita per andare in trincea è stato l’inverno, perché quando salivamo la montagna avevamo le gambe sotterrate dalla neve e certi miei compagni, come ad esempio Carlotta e Marcello, sono caduti più volte e anche Leonardo, una volta, si è tuffato in mezzo metro di neve. 
Io da una parte avrei voluto fare il soldato e dall’altra parte no. Volevo fare il soldato perché avrei voluto sentire come si stava lì in trincea e non volevo perché non mi piace vedere le persone tutte dissanguate che muoiono davanti a me; però quest’anno l’ho provata e mi è piaciuta tantissimo, anche perché non c’era nessuno oltre a noi e nessuno è morto. Ci siamo scelti dei nomi apposta per onorare i caduti della Prima Guerra Mondiale, ognuno dal monumento del proprio paese.                                                       Mohamed



Noi bambini di  Scopello abbiamo provato a vivere in trincea come facevano i soldati durante la guerra, ma la nostra trincea era un po’ diversa da quella vera. In trincea andavamo a leggere un libro chiamato “Il viaggio di Ulisse”. Avevamo anche dei compiti, cioè la vedetta, il caporale e l’attendente e la nostra maestra interpretava Mario Tancredi Rossi, un tenente. 
Abbiamo fatto questa esperienza da novembre ad aprile, e abbiamo avuto i tempi di ben tre stagioni diverse: l’autunno, l’inverno e la primavera, con la neve, la pioggia e il sole. Le difficoltà che abbiamo incontrato, erano anche pericolose a volte: i rovi, la salita ripida, il "paciocco" quando pioveva, roccia da scavalcare e l’erba scivolosa; per questo abbiamo attaccato una corda a un albero per aiutarci. Quando c’era la neve alcuni miei compagni sono caduti. 
Una volta siamo dovuti andare in un altro posto sui sassi perché per terra c’era la neve. 
Mi è piaciuta questa esperienza perché ho capito come vivevano i soldati in guerra.                       Alberto


Quest’anno da novembre ad aprile siamo andati in trincea circa venti volte. Passavamo su un sentiero dove attaccato ad un albero c’era una corda per aiutarci a salire e a scendere. Arrivavamo in una casetta, sopra una montagnetta, la casetta ci serviva per non farci vedere dal nemico. Quando nevicava, scendere era difficile;  siamo andati una volta mentre nevicava e ci siamo divertiti. 
Quando c’era il sole leggevamo il libro all’aperto sopra una coperta, mentre quando pioveva stavamo al riparo dentro la casetta. Alcuni di noi avevano degli ruoli: la maestra aveva sempre il compito di recitare Mario Tancredi Rossi, cioè il capo di tutta la squadra, io alcune volte sono stato la vedetta e questo compito era abbastanza importante perché, quando si arrivava al rifugio, dovevi estrarre il binocolo e controllare fuori dalla finestra se c’era il nemico che ci attaccava. Poi c’era l’attendente, colui che portava lo zaino con dentro la coperta e il libro. Durante l'anno abbiamo aggiunto anche il ruolo del giornalista che doveva fare foto e video con la telecamera. 
Il libro lo leggevamo nelle stagioni di: autunno, inverno e primavera.  
A me questa avventura di essere soldati è piaciuta moltissimo.                                                       Leonardo


Fino a mercoledì 13 aprile siamo andati in “trincea”, un posto su una montagnetta chiamata “Muntisel”, vicino al parco giochi di Scopello. Nello stesso posto dove andiamo a leggere, c’è una casetta diroccata che abbiamo usato quando pioveva o nevicava. Quando andavamo lì, c’erano dei “ruoli” precisi: il caporale che stava davanti a tutti e li “guidava”, l’attendente, che era la persona che stava in fondo con il tenente Mario Tancredi Rossi, cioè la maestra; la vedetta che controllava se c’erano dei “nemici” e il giornalista che ci riprendeva mentre leggevamo. 
Questa esperienza è durata sei mesi, da novembre ad aprile. 

Il libro che abbiamo ascoltato secondo me è stato il libro più bello che io abbia mai letto.                                                                                                                                                                                      Marco


Noi ogni mercoledì pomeriggio siamo andati a leggere in trincea. Abbiamo chiamato questo progetto "Lettura in trincea" perché noi stiamo studiando la Prima Guerra Mondiale e allora facciamo finta di essere dei soldati in trincea.
La trincea era la casa dei soldati durante la guerra, cioè un buco fatto nella terra o, quando il terreno era molto sassoso, anche costruito con cadaveri o sacchi di sabbia. Noi abbiamo riprodotto, per modo di dire, questa cosa.
Il libro che leggevamo era  tratto dall'Odissea di Omero; ovviamente abbiamo letto con parole molto più semplici. Noi siamo divisi in ruoli: il caporale è l’aprifila, la vedetta è il metereologo e l’attendente è l’aiutante, invece il nostro tenente (Mario Tancredi Rossi)  è la maestra.
Anche durante la guerra c’erano i giornalisti, e noi l'abbiamo fatto con video e foto, mentre un tempo scrivevano. Anche sui giornali c'era la censura, non solo sulle lettere. La censura era una riga di inchiostro nero per non far passare le frasi che i politici di quei tempi non volevano fare leggere alle famiglie o alla gente.
Una volta Carlotta è caduta perché c'era il terreno scivoloso ma anche Leo è caduto quando c'era la neve. Io invece mi sono buttato nella neve e sono scomparso, i miei compagni non mi vedevano più, ero sommerso.
Adesso abbiamo finito il libro, che mi è piaciuto perché era mitologico, con un pizzico di magia ed era molto interessante.                                                                                                   Yuri

La trincea è una specie di rifugio scavato nella terra, da dove i soldati sparavano, mangiavano nella gavetta e dormivano, insomma facevano tutto. La nostra trincea, invece, è una casetta un po’ rotta con una terrazza d’erba. Andandoci, io sono scivolata un paio di volte.  Qui nella foto siamo dentro la casetta in un giorno in cui pioveva.                                                          
                                                                                      Carlotta



Noi fino a mercoledì siamo andati in trincea che in guerra era una buca, solo più lunga della nostra. La nostra trincea era una casetta con un terrazzo di erba. Quando nevicava andavamo nella casetta, sennò stavamo fuori. Avevamo anche dei ruoli: caporale, attendente, sentinella. Siamo andati da novembre ad aprile ma adesso  è finito.  Abbiamo anche avuto delle difficoltà coi rovi e la pioggia e abbiamo anche avuto dei cambiamenti di tempo: l’acqua, la neve e il sole, ma ci siamo andati comunque. Una volta siamo anche andati dà un'altra parte perché c’era la neve.
E' stato molto bello, spero di tornarci.  
                                                                                                                                                      Lorenzo