E' finita l'esperienza della trincea, perché abbiamo terminato la lettura del libro che il Tenente Tancredi Rossi leggeva alla sera ai suoi soldati. Così ognuno di noi ha provato a raccontare l'esperienza. Questa volta abbiamo scelto di pubblicare integralmente i testi di tutti.
|
Noi che scendiamo per andare in trincea |
Per tutto l’anno, ogni mercoledì, abbiamo finto di essere soldati della Prima Guerra Mondiale, che dopo le battaglie, andavano a riposare e a farsi leggere un libro, visto che la maggior parte di essi era analfabeta. Il loro tenente, in questo caso la maestra, si chiamava Mario Tancredi Rossi, ed era uno dei pochi a essere andato a scuola. Nella nostra classe abbiamo un cartellone con dei nomi di lavori associati ai nomi di noi alunni e ogni settimana vengono scambiati di posto. Chi a scuola è il metereologo in guerra era la vedetta, chi è l’aiutante in guerra era l’attendente, invece chi è l’aprifila era il caporale. La vedetta andava in trincea con il binocolo, l‘attendente con lo zaino che conteneva il libro da leggere. Noi siamo andati in trincea più o meno venti volte, anche con pioggia o neve. Abbiamo passato tre stagioni: autunno, inverno e primavera. Quando è finito di piovere siamo andati in trincea, io sono caduto ma fortunatamente c’era Yuri che mi ha sostenuto.
A me personalmente è piaciuto perché fingere di essere soldati è stato emozionante. Loris
Quest’ anno, da novembre ad aprile, siamo andati in “ trincea” cioè su una
montagnetta: se era bello il tempo stavamo
fuori, altrimenti dentro una casetta.
Durante l’esperienza abbiamo letto “Il viaggio di Ulisse”.
Siamo andati in tre
stagioni diverse: autunno, inverno e primavera. Ci è anche capitato di andare
con la neve ed è stata una bella avventura ed esperienza.
Andavamo il mercoledì e per noi c’erano anche dei ruoli: caporale, vedetta e attendente.
Il caporale guidava la squadra, l’attendente
portava lo zaino che conteneva la coperta e il libro e stava ultimo vicino al
tenete Mario Tancredi Rossi, cioè la maestra; la vedetta invece, arrivata in
cima alla montagnetta, estraeva il binocolo e guardava se era tutto tranquillo.
Un mercoledì che pioveva, siamo andati nella casetta a leggere e abbiamo visto
che gocciolava acqua dal tetto; allora siamo usciti, abbiamo trovato un
telo di plastica e abbiamo tappato il buco.
Andare in trincea è stato
bello perché era interessante. Marcello
La trincea è un posto scavato sotto terra per riparare i soldati della Prima Guerra Mondiale dai colpi di cannone, colpi aerei e corpo a corpo. Da novembre fino a quasi fine aprile, abbiamo avuto tutti ruoli diversi che usavano anche i soldati: il caporale era l’aprifila, l'attendente l’aiutante, il segretario di classe era il fotografo e il metereologo della settimana faceva la sentinella. Siamo stati tre stagioni: autunno, inverno e primavera. La mia stagione preferita per andare in trincea è stato l’inverno, perché quando salivamo la montagna avevamo le gambe sotterrate dalla neve e certi miei compagni, come ad esempio Carlotta e Marcello, sono caduti più volte e anche Leonardo, una volta, si è tuffato in mezzo metro di neve.
Io da una parte avrei voluto fare il soldato e dall’altra parte no. Volevo fare il soldato perché avrei voluto sentire come si stava lì in trincea e non volevo perché non mi piace vedere le persone tutte dissanguate che muoiono davanti a me; però quest’anno l’ho provata e mi è piaciuta tantissimo, anche perché non c’era nessuno oltre a noi e nessuno è morto. Ci siamo scelti dei nomi apposta per onorare i caduti della Prima Guerra Mondiale, ognuno dal monumento del proprio paese. Mohamed
Noi bambini di
Scopello abbiamo provato a vivere in trincea come facevano i soldati durante la guerra, ma la
nostra trincea era un po’ diversa da quella vera. In trincea andavamo
a leggere un libro chiamato “Il viaggio di Ulisse”. Avevamo anche dei compiti, cioè la vedetta, il caporale e l’attendente e la nostra maestra interpretava
Mario Tancredi Rossi, un tenente.
Abbiamo fatto questa esperienza da novembre ad
aprile, e abbiamo avuto i tempi di ben tre stagioni diverse: l’autunno,
l’inverno e la primavera, con la neve, la pioggia e il sole. Le difficoltà che abbiamo incontrato, erano anche pericolose a volte: i rovi, la salita
ripida, il "paciocco" quando pioveva, roccia da scavalcare e l’erba scivolosa; per questo abbiamo attaccato una corda a un albero per aiutarci. Quando c’era la neve alcuni miei compagni
sono caduti.
Una volta siamo dovuti andare in un altro posto sui sassi perché
per terra c’era la neve.
Mi è piaciuta questa esperienza perché ho capito come vivevano i soldati in guerra. Alberto
Quest’anno da novembre ad aprile siamo andati in trincea circa venti volte. Passavamo su un sentiero dove attaccato ad un albero
c’era una corda per aiutarci a salire e a scendere. Arrivavamo in una casetta, sopra una montagnetta, la casetta ci serviva per non farci vedere dal nemico. Quando nevicava, scendere
era difficile; siamo andati una volta mentre nevicava e ci siamo divertiti.
Quando c’era il sole leggevamo il libro all’aperto sopra una coperta,
mentre quando pioveva stavamo al riparo dentro la casetta. Alcuni di noi
avevano degli ruoli: la maestra aveva sempre il compito di recitare
Mario Tancredi Rossi, cioè il capo di tutta la squadra, io alcune volte sono stato la vedetta e questo compito era abbastanza importante perché, quando si arrivava
al rifugio, dovevi estrarre il binocolo e controllare fuori dalla finestra se
c’era il nemico che ci attaccava. Poi c’era l’attendente, colui che portava lo
zaino con dentro la coperta e il libro. Durante l'anno abbiamo aggiunto anche il ruolo del giornalista che doveva fare
foto e video con la telecamera.
Il libro lo leggevamo nelle stagioni di: autunno, inverno e primavera.
A
me questa avventura di essere soldati è piaciuta moltissimo. Leonardo
Fino a mercoledì 13 aprile siamo andati in “trincea”, un posto su una montagnetta chiamata “Muntisel”, vicino al parco giochi di
Scopello. Nello stesso posto dove andiamo a leggere, c’è una casetta diroccata
che abbiamo usato quando pioveva o nevicava. Quando andavamo lì, c’erano dei
“ruoli” precisi: il caporale che stava davanti a tutti e li “guidava”,
l’attendente, che era la persona che stava in fondo con il tenente Mario Tancredi
Rossi, cioè la maestra; la vedetta che controllava se c’erano dei “nemici”
e il giornalista che ci riprendeva mentre leggevamo.
Questa esperienza è durata sei mesi, da novembre ad aprile.
Il libro che abbiamo ascoltato secondo me è stato il libro più bello che io
abbia mai letto. Marco
Noi ogni mercoledì pomeriggio siamo andati a leggere in trincea. Abbiamo chiamato questo progetto "Lettura in trincea" perché noi stiamo
studiando la Prima Guerra Mondiale e allora facciamo finta di essere dei
soldati in trincea.
La trincea era la casa dei soldati durante la guerra, cioè
un buco fatto nella terra o, quando il terreno era molto sassoso, anche costruito
con cadaveri o sacchi di sabbia. Noi abbiamo riprodotto, per modo di dire, questa
cosa.
Il libro che leggevamo era tratto dall'Odissea di Omero; ovviamente abbiamo
letto con parole molto più semplici. Noi siamo divisi in ruoli: il caporale è l’aprifila, la vedetta
è il metereologo e l’attendente è l’aiutante, invece il nostro tenente (Mario
Tancredi Rossi) è la maestra.
Anche
durante la guerra c’erano i giornalisti, e noi l'abbiamo fatto con video e foto, mentre un tempo scrivevano. Anche sui giornali c'era la censura, non solo
sulle lettere. La censura era una riga di inchiostro nero per non far passare le frasi che i politici di quei tempi non volevano fare leggere alle famiglie o alla
gente.
Una volta Carlotta è caduta perché c'era il terreno scivoloso ma anche Leo è caduto
quando c'era la neve. Io invece mi sono buttato nella neve e sono scomparso, i
miei compagni non mi vedevano più, ero sommerso.
Adesso abbiamo
finito il libro, che mi è piaciuto perché era mitologico, con un pizzico di magia
ed era molto interessante. Yuri
La trincea è una specie di
rifugio scavato nella terra, da dove i soldati sparavano, mangiavano nella
gavetta e dormivano, insomma facevano tutto. La nostra trincea, invece, è una casetta un po’
rotta con una terrazza d’erba. Andandoci, io sono scivolata un paio di volte. Qui nella foto siamo dentro la casetta in un giorno in cui pioveva.
Carlotta
Noi fino a mercoledì siamo andati
in trincea che in guerra era una buca, solo più lunga della nostra. La nostra trincea era una casetta con
un terrazzo di erba. Quando nevicava andavamo nella casetta, sennò stavamo fuori.
Avevamo anche dei ruoli: caporale, attendente, sentinella. Siamo andati
da novembre ad aprile ma adesso è
finito. Abbiamo anche avuto delle
difficoltà coi rovi e la pioggia e abbiamo anche avuto dei cambiamenti
di tempo: l’acqua, la neve e il sole, ma ci siamo andati comunque. Una volta siamo anche andati dà un'altra parte perché c’era la neve.
E' stato molto bello, spero
di tornarci.
Lorenzo